Timecum
Il rifugio sotteraneo è illuminato da una moltitudine di schermi che mostrano una sequenza di fogli di calcolo che variano in continuazione, mentre gli elaboratori in parallelo spremono ogni bit di memoria in loro possesso per cercare una soluzione alla domanda che gli è stata posta.
In un angolo, un ricercatore sovrappeso russa sonoramente sulla sua sedia gravitronica che levita a pochi centimetri dal pavimento immacolato.
La porta della stanza si spalanca di scatto e un uomo magro e scarmigliato corre dentro trascinandosi un plico di fogli scarabocchiati e sporchi di caffè: “Miller! Miller, cazzo svegliati!”
“Chi? Cosa?”
Il ricercatore magro afferra i braccioli della sedia, scuotendola più che può, mentre la sua faccia si avvicina a un palmo da quella mezza addormentata di Miller: “Ce l’ho fatta! CE L’HO FATTA PORCA TROIA!“
“Robert, è la quinta volta questa settimana…”
“Dico sul serio fottuto ciccione! CE L’HO FATTA!“
“Davvero? Perchè ti giuro che se mi hai svegliato anche questa volta per niente…” gli occhi gli cadono sull’ultima riga di equazioni e si illuminano vedendo il risultato cerchiato a penna più volte “Dio mio…ci sei riuscito”.
Venti minuti dopo la sedia di Miller sta ronzando a tutta velocità per i corridoi della base sperimentale OCTOGON-6, portando il suo intelligentissimo carico verso le porte del laboratorio di quel pazzo fottuto del suo migliore amico.
“Cristo santo!” il portale nella teca è illuminato con un’intensa increspatura ionizzante.
Questo significa che Robert ha appena reso praticabile il viaggio nel tempo, che si teorizza ormai da decenni.
“È bellissimo amico mio, bellissimo!”
“Sì Miller, lo so. Non hai idea del colpo che mi è preso quando la connessione con il piano temporale si è assestata.” Robert si muove velocemente per il laboratorio radunando diversi pacchi di cleenex in una grossa sacca, indossando una delle tute tattiche in dotazione alla sicurezza.
“Cosa hai intenzione di fare con quella roba?”
“Lo sai benissimo…”
“Non puoi dire sul serio! Credevo di averti convinto che il tuo piano per la salvezza dell’umanità era un’enorme stronzata da fattoni!”
“No, Miller, avresti dovuto sapere invece che non mi avresti mai convinto a rinunciare”
“Quindi tu hai davvero intenzione…”
“Si amico mio. Salverò l’umanità CON LE SEGHE!“ Il silenzio fra i due scienziati è interrotto solo dal ronzio delle macchine che tengono il portale attivo “te lo ripeto di nuovo: hai mai sentito di due esseri umani che hanno fatto iniziare una guerra SUBITO DOPO AVER SBORRATO? Non è follia, maledetto ciccione! È pura scienza! LA SCIENZA DELLE SEGHE!“
Miller si prende la testa fra le mani: “tu sei impazzito, devono essere le anfetamine che stai usando per i turni di notte. HAI APPENA INVENTATO IL VIAGGIO NEL TEMPO CRISTOSANTO! NON PUOI USARLO COSÌ!“
“E questo chi lo dice? I burocrati dei piani alti? Ti giuro che ho pensato a tutto ed è tutto calcolato! Sono decenni che alleno il mio polso per questo, ho visionato tutta la libreria di filmati porno esistenti e NULLA può più farmi paura.
Quantomemo non dopo le orge con le GILF tranfurry.”
“Ma non pensi…”
“Miller ascoltami: sei il mio unico amico.
Ho già fatto una copia di backup di tutto il mio lavoro e te l’ho inviata sul tuo profilo MSN.
Il peggio che può succedere è che io muoia segando un dittatore a caso un centinaio di anni fa e che tu ti prenda i meriti del mio lavoro.
Se invece funziona tutto come penso da domani vivrete tutti in un mondo non condannato all’estinzione.”
“Robert…” il ricercatore grassoccio trattiene a stento le lacrime “tu non potrai mai vederlo quel mondo. Non potrai mai tornare qui.”
“Lo so vecchio amico mio, ne sono consapevole. Però vedrò un sacco di cazzi e salverò il pianeta! Non è il peggior modo per andarsene che mi viene in mente.”
Robert si carica il sacco di fazzoletti in spalla, abbraccia Miller e setta il macchinario.
Primo settembre 1939, Berlino.
Se tanto valeva iniziare da qualcuno, che fosse quello col cazzo più piccolo.