Giovanni Virginio Schiaparelli
La storia di quest’oggi deriva da un passato che sembra lontanissimo, uno in cui gli scienziati italiani non dovevano per forza emigrare per arrivare alla fine del mese, venivano dotati dei macchinari più all’avanguardia ed erano gli altri paesi a doversi impegnare a tradurre i loro lavori dalla nostra lingua per rimanere al passo con le loro scoperte innovative -lo so, sembra fantascienza-.
È anche la storia di come le traduzioni quando vengono fatte alla carlona possono generare dei comici misunderstanding, ma ci arriviamo con calma.
Il buon Giovanni nasce a Savigliano (Cuneo) il 14 marzo 1835 e dopo un infanzia ed un adolescenza tranquilla decide, supportato dalla famiglia abbiente, di dedicare tutto sè stesso agli studi ottenendo ottimi risultati e arrivando alla laurea in ingegneria appena diciannovenne -una cosa per cui so per certo che alcuni fra i fuoricorso trentacinquenni che conosco darebbero entrambe le gambe-.
Prosegue il suo percorso accademico a Berlino concentrandosi sull’astronomia e a differenza di un sacco di cervelli odierni, decide nel 1860 di rientrare in Italia, ottenendo immediatamente il posto di secondo astronomo all’osservatorio di Brera e due anni dopo divenendone direttore -e qui i fuoricorso di cui sopra, insieme a molti altri laureati, darebbero anche le braccia-.
Nell’arco della sua carriera da astronomo compie qualcosa come undicimila misure di osservazione con il telescopio ottico tra le stelle doppie e scopre un grande asteroide metallico (Hesperia 69) nella fascia principale tra le orbite di Marte e Giove.
E’ inoltre il primo al mondo a teorizzare (portando le prove) di come meteore e comete siano correlate. Nel tempo libero diventa uno dei massimi esperti al mondo di ‘Storia dell’astronomia’, una disciplina sconosciuta ai più ma parecchio interessante in quanto analizza e ricrea i metodi ed i modelli di studio utilizzati dalle popolazioni antiche per osservare le stelle.
Per capire quanto fosse figo in questa branca della scienza, basta dire che il suo ingegnoso metodo per ricostruire lo studio del sistema planetario di Callipo (praticamente l’origine dell’universo teorizzato dai greci assieme alla sua cosmologia che coinvolgeva misteriosi vortici) sta alla base di ogni studio sull’argomento ancora ad oggi.
“D’accordo -direte voi- fin qui è la storia di uno scienziato italiano fico, ma perché lo metti nelle Personalità Buffe?”
1877: un anno che gli astronomi di tutto il mondo attendono con trepidazione per il verificarsi della Grande Opposizione, un allineamento di pianeti favorevole che permette osservazioni nitide e durature su gran parte dei pianeti più importanti, in particolare Marte.
Virginio, dotato di un nuovo modello di telescopio rifrattore, compie degli studi accurati e, niente, ne esce fuori che ha scoperto indicazioni dell’esistenza di forme di vita intelligente sul quarto pianeta dal Sole.
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EHI! MOMENTO! COSA?
Essenzialmente nota sulla superficie del pianeta rosso una fitta rete di strutture lineari.
Dato che in osservazioni successive la rete sembra cambiare forma con l’aggiunta di nuove ramificazioni e che ciò avviene in concomitanza con alcune variazioni rilevate nelle zone polari insieme ad alcuni rari cambiamenti meteorologi che fanno supporre la presenza di nubi, Schiaparelli IPOTIZZA che la geminazione sia correlata (come avviene sulla Terra) ai cambiamenti stagionali arrivando quindi alla teoria che le strutture lineari siano veri e propri canali per portare l’acqua dalle regioni polari a quelle aride nella stagione dello scioglimento delle calotte.
Inizialmente è particolarmente cauto nelle sue pubblicazioni riguardo la loro artificiosità ed anzi le considera, più realisticamente, come una rete idrografica naturale, ma poi i suoi lavori escono dai confini nazionali…
…Arrivando sulla scrivania dell’astronomo statunitense Percival Lowell.
Percival è iniziamente dubbioso, ma data la mole di pubblicazioni prodotte da Schiaparelli (in cui la parola ‘canali’ era stata tradotta dal più corretto ‘channel‘ -che può indicare strutture naturali- in ‘canal’ -di sicura artificiosità-) si convince pian piano che la rete fosse nientepopodimeno che “…un imponente opera di ingegneria idraulica progettata dai marziani per supplire alla scarsità di risorse idriche del pianeta”.
Essendo Lowell dotato (oltre che di fervida immaginazione), anche di un’importante quantità di denaro decide di costruirsi un osservatorio privato nel giardino di casa -senza black jack e squillo di lusso, ma con uno dei telescopi più grandi del mondo al posto delle patatine- e comincia a intrattenere una fitta rete di corrispondenza con Schiaparelli, diffondendo nell’immaginario collettivo che i marziani sono quantomeno esistiti di sicuro perché è rimasta questa prova inoppugnabile.
Tenete conto che l’opinione pubblica (e Schiaparelli stesso) diventano fermamente convinti di quest’ipotesi, l’idea viene continuamente ripresa da scrittori del calibro di Wells, Bradbury e Dick (solo per citare tre nomi a caso) e nemmeno le prime analisi spettrometriche (che determinano l’assenza di acqua IN FORMA LIQUIDA sul pianeta rosso) riescono a convincere le masse.
I marziani sono quantomeno esistiti, punto.
– Nel 1894 prima e nel 1909 poi, altri due astronomi dimostrano che i canali di Schiaparelli non sono altro che un effetto ottico dato dal cervello che avviene quando si osservano linee di punti situati così lontani.
Sostanzialmente una delle ipotesi più eccentriche e diffuse nella storia dell’astronomia altro non è che una cacca di mosca sul telescopio.
– Nel 1907 un naturalista inglese, tale Alfred Russell Wallace dimostra con la logica che temperatura e pressione atmosferica sono troppo basse nell’atmosfera marziana per fare esistere H2O LIQUIDA.
– Nel 1965 la sonda Mariner 4 scatta delle foto dell’orbita e niente, i canali non si vedono.
– Nel 1971 la NASA compie una mappatura di Marte con la sonda Mariner 7, non c’è traccia dei canali.
Nonostante questa notevole quantità di prove (e una mole molto maggiore non citata) c’è gente che ANCORA OGGI sostiene una presunta esistenza dei marziani, che Giovanni sia stato messo a tacere dalla solita loggia di Illuminati rettiliani della ka$ta e che sarebbe ora di aprire gli occhi.
Postille:
– Va riconosciuto che per trent’anni le mappe di Marte di Lowell furono le più accurate mai disegnate.
– Prendendo in buona parte quanto scritto qui sopra il regista Mitsuru Hongo ha tirato fuori uno degli anime più noiosi della storia (Spirit Of Wonder) in cui 3 vecchi di merda vogliono andare su Marte con un aerostato, se ve lo propongono stategli lontanissimo.
– Come ho già spiegato QUI alcune fra le Personalità Buffe che trovate su Inutile Erudizione sono rilavorazioni di articoli già scritti tempo addietro (per Schiaparelli si parla dell’agosto del 2015), manca quindi nel discorso QUESTA IMPORTANTISSIMA SCOPERTA per cui il mondo tutto un paio di mesi addietro si sarebbe dovuto fermare per esultare. Qui in Italia invece non si smetteva di disquisire se Marchionne fosse o meno uno stronzo.
Poi mi chiedete perchè ho poca fiducia nell’umanità.