George Pearce
Fino al 1606 e alla spedizione di Willem Janszoon (esploratore olandese) è difatti una terra sconosciuta agli europei nonostante la grandissima estensione. Più nota invece agli aborigeni che ci vivono sopra all’incirca da QUARANTAMILA anni e che vedono da quel momento in avanti la distruzione di tutto ciò che era il loro mondo.
Una storia già vista e rivista in diverse altre parti del pianeta, inutile soffermarcisi ancora, facciamo come i colonizzatori: ignoriamo in blocco i nativi e andiamo oltre.
Una particolarità di questo continente è quella di essere stato rivendicato nel 1770 dal Regno Unito inizialmente per uno scopo ed uno soltanto: colonie penali.
Due terzi dell’Australia Orientale vengono riconvertiti in una sorta di enorme prigione, deportandoci -perlomeno quelli che tra loro sopravvivono a viaggi che non hanno nulla da invidiare a quelli degli schiavi africani- criminali da ogni parte dell’Impero, insieme ad un certo numero di ‘indesiderati’ in una sorta di gigantesco proto-gulag.
In una legge emanata da sua maestà Elisabetta I si può leggere:
“A riguardo di criminali, vagabondi e mendicanti.
Si stabilisce che tali esseri saranno banditi dal Regno per venire trasportati in quei territori d’oltremare che saranno scelti dal Consiglio Privato della Corona.
Nel caso uno di questi criminali dovesse senza permesso rientrare nel Regno, sarà impiccato”.
Un’altra particolarità tutta australiana è costituita dalla flora e dalla fauna.
La deriva dei continenti a partire dalla Pangea -dato che si impara alle elementari voglio augurarmi non ci sia davvero bisogno di spiegarla a nessuno- ha portato a una differenziazione evolutiva caratteristica e unica su questo territorio, tanto che nonostante l’ingerenza sempre più pressante dell’uomo è ancora presente oggi un buon ottanta per cento di piante, mammiferi e rettili che si possono trovare solamente lì.
Che poi di questi una buona parte sia pericolosissima è un’altra nota distintiva.
Un’altra ancora è che introdurre in Australia specie animali provenienti da altri paesi può avere effetti catastroficamente buffi. Tipo quando nel 1856 ad un allevatore di nome Thomas Austin scappano alcuni esemplari del comunissimo coniglio selvatico che nel continente dei canguri trovano condizioni perfette: cibo a pacchi, nessun parassita e zero nemici naturali.
In pochi anni di riproduzione incontrollata i ‘conigli di Austin’ sono divenuti un enorme problema, uno dei maggiori danni a un ecosistema causato dall’uomo. Ad aggiungersi a ciò c’è il fatto che per limitare la popolazione dei leporidi si è deciso durante gli anni di liberare nuguli di zanzare infette da Mixomatosi, RHD (Rabbit Haemorrhagic Disease) e Calicivirus.
È pur vero che ad ogni nuovo rilascio si uccide il 90% della popolazione totale, ma viene anche a formarsi nel 10% rimanente un’immunità alla malattia di moda nel periodo.
E nessuno ci garantisce che i virus utilizzati un giorno non muteranno trasformando tutta l’umanità in zombie mangia-cervelli.
Dai, può succedere.
Se Trump è diventato presidente degli Stati Uniti tutto può succedere.
Ma ora basta divagare! Quello che mi serve per raccontarvi la storia di oggi è focalizzarci su un animale in particolare: l’emù.
Il Dromaius Novaehollandiae è un uccello appartenente alla famiglia dei Dromaidi.
Secondo per dimensioni solo allo struzzo, può arrivare fino ai due metri di altezza per una cinquantina di chili.
Ha la particolarità di non poter volare ma ovviata dal fatto di raggiungere agevolmente i 50 km/h in corsa, il che lo rende l’incubo dei vegetali e dei piccoli animali che compongono la sua dieta abituale.
Prendete queste informazioni e tenetele a mente, ci serviranno.
Fine della prima guerra mondiale: la grande e potente Europa è ridotta ad un susseguirsi di trincee in cui si ammassano cadaveri a milioni, non stupisce se con questo setting diversi veterani britannici decidono di andarsene il più lontano possibile dalle sottane della regina per provare a rifarsi una vita come contadini negli aspri territori dell’Australia Occidentale.
Con la venuta della grande depressione del 1929 i coltivatori vengono incentivati da promesse di sussidi statali a convertire in grano la quasi totalità dei raccolti, ma nonostante tutte le rassicurazioni nell’ottobre del 1932 il prezzo del cereale raggiunge un livello talmente basso che le mèssi vengono mietute e lasciate a marcire sui campi in segno di protesta.
Poi all’orizzonte fa capolino un emù.
Poi un altro.
E un altro ancora.
In un attimo ci sono VENTIMILA grossi uccelli all’orizzonte.
-No, non è un film di Valentina Nappi.-
Le migrazioni di grossi branchi di animali dalle zone interne a quelle costiere sono un avvenimento risaputo per gli australiani, ma le bonifiche di remote aree isolate insieme ai nuovi canali per le irrigazioni e all’inusitata quantità di cibo pronto per essere beccato, rendono i vasti territori agricoli situati tra le cittadine di Campion e Walgoolan il luogo perfetto dove un emù maschio può tirare fuori il suo pene emù per svolgere la sua danza d’accoppiamento emù e lasciare un emù femmina con più cose emù da pensare -sì, mi piace molto la parola emù–.
Il tutto si traduce in danni ingenti alle recinzioni, da cui poi sciamano torme di conigli che fanno le loro orribili cose da conigli -sì, non mi piacciono i conigli-, lasciando dietro di loro terreni rivoltati e contadini già nervosi ancora più nervosi.
Una delegazione di proprietari terrieri (di cui una buona parte composta da reduci dalla prima guerra mondiale) incontra la Personalità Buffa di oggi, l’allora ministro della difesa australiano Sir Robert Pearce, chiedendo una cosa perfettamente logica in una situazione del genere: MITRAGLIATORI PESANTI.
Sì.
Prendetevi un attimo per chiudere gli occhi, riaprirli e leggere di nuovo: MITRAGLIATORI PESANTI.
La cosa stupenda è che Pearce accetta quasi subito, convocando G.P.W. Meredith, un maggiore del Seventh Heavy Battery della Royal Australian Artillery, mettendolo al comando di quattro uomini equipaggiati di alcuni mitragliatori Lewis, 10.000 proiettili e dicendogli, guardandolo fisso negli occhi: “Maggiore! Vada a fare il culo a quegli uccelli!” Invece di chiamare un TSO Meredith tristemente si mette sull’attenti e urla: “Sissignore!”
Ha così inizio LA GUERRA DEGLI EMÙ -è la storia stessa a ricordarla così-.
2 novembre 1932: dopo un ritardo di alcune settimane dovuto alle intense precipitazioni che hanno fatto sparpagliare l’enorme branco dappertutto, un gruppo formato dagli agricoltori, Meredith e i suoi uomini (affiancati da un regista della Fox Movietone con il compito di riprendere l’azione a fini propagandistici), procedono verso il distretto di Campion, dove è stato avvistato un assembramento di una cinquantina di ‘nemici’.
Le cose partono già in maniera ridicola quando ci si accoge che gli animali stranamente non rimangono immobili. Appena vengono montate le mitragliatrici in una posizione gli emù sono già scappati fuori portata.
Al quinto tentativo si decide comunque di fare fuoco con l’unico risultato di agitarli ulteriormente e farli correre starnazzanti dappertutto.
Nel primo giorno di ‘battaglia’ le forze piumate perdono una decina di effettivi, quasi tutti impallinati da cacciatori di passaggio.
Il 4 novembre gli australiani si fanno più furbi e attuando il detto della montagna e di Maometto, decidono di appostarsi nei pressi di una diga dove sono stati avvistati 1000 dromaidi.
I soldati attendono.
E attendono.
E attendono.
Infine la loro pazienza è ripagata, ritrovandosi a tiro di un’enorme massa di becchi.
I mitraglieri si preparano, prendendo la mira.
E finalmente aprono il fuoco.
Le Lewis si inceppano praticamente subito, DODICI emù vengono abbattuti, mentre gli altri NOVECENTOOTTANTOTTO svaniscono in una cacofonia di QUECK!
I giorni successivi sono una prova durissima per i nervi di Meredith.
Le armi che così tante vittime hanno mietuto nelle trincee di tutta Europa si stanno rivelando totalmente inefficaci.
Presi dalla disperazione i suoi uomini provano anche a montare una mitragliatrice su una jeep, ottenendo solo di non riuscire più a mirare a nulla dato il fondo sconnesso su cui doveva avvenire la caccia.
Dopo una settimana di lavoro si era decisamente al di sotto della stima prevista, avendo ucciso a malapena CINQUANTA esemplari.
L’ornitologo Dominic Serventry, commenterà sbellicandosi:
«I sogni dei mitraglieri di sparare raffiche su fitte masse di emù sono stati presto dissolti.
Il comando emù ha evidentemente ordinato l’uso di tecniche di guerriglia e il suo ampio e disorganizzato esercito si è immediatamente diviso in un innumerevole numero di piccole unità rendendo l’uso dell’equipaggiamento militare inefficace.
L’esercito australiano viene costretto quindi a ritirarsi dal campo di battaglia.»
“Una notizia un po’ originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall’arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.”
Fabrizio De Andrè.
La stessa cosa narrata dall’immenso cantautore genovese avviene anche tra i piani alti del parlamento australiano del periodo che ordinano subito a Pearce di richiamare i suoi soldati per essere congedati.
In buona sostanza Meredith ha ufficialmente perso la battaglia contro dei parenti stretti degli struzzi, ne rimane talmente segnato da provare a giustificarsi cosi:
«Se avessimo una divisione militare con la resistenza ai proiettili di questi uccelli saremmo capaci di confrontarci con ogni esercito del mondo.
Possono affrontare le pallottole con la robustezza di un carro armato. Sono come degli Zulu che non possono essere arrestati nemmeno dai proiettili a espansione.»
Gli emù festeggiano la breve vittoria gozzovigliando con ancora più verve sui terreni degli esasperati contadini, che decidono a quel punto di rivolgersi direttamente al primo ministro James Mitchell.
Con la storia ‘l’esercito australiano è così potente da essere sconfitto da degli uccelli’ ormai imbastita dai media, rimane solo una scelta per salvare quel poco di faccia rimanente. Mobilitare una cinquantina di soldati (tra cui Meredith che ormai sognava emù ogni notte svegliandosi terrorizzato) armati di tutto punto e poco inclini allo scherzo.
I risultati cambiano in fretta.
In un mese vengono sparati 9860 proiettili, che portano 3500 vittime tra le fila piumate.
Una delle campagne di gestione della popolazione di fauna selvatica più costose della storia.
Di sicuro quella con più emù.