Burrhus Frederic Skinner
L’idea di usare animali come armi -buffe- non è affatto recente…
Non appena l’uomo ha compreso di poter addomesticare alcune specie, ha fatto un grosso balzo nella catena evolutiva ed ha anche qui quasi immediatamente capito che oltre che per il cibo -sì mi spiace amici animalisti-, forza lavoro e spostamenti, gli animali possono dare un vantaggio mica da ridere anche nell’arte in cui l’umanità si è data sempre un gran daffare: la guerra.
Pensate ai cavalli, a come la loro presenza ha fatto vincere innumerevoli battaglie e a come i popoli che hanno compreso come utilizzarli al meglio hanno dominato per secoli su tutto il mondo conosciuto.
Pensate ora di avere a disposizione un pachiderma di alcune centinaia di chili addestrato per lanciarsi alla carica contro la fanteria nemica armata di sole spade e…no, nella realtà non c’è Orlando Bloom vestito da Legolas che li abbatte in 30 secondi.
Nella realtà sono stati concepiti altri piani per fermare gli elefanti da guerra.
Nella realtà c’è una delle prime armi animalesche BUFFE della storia, ci sono i PORCI INFUOCATI.
L’idea viene in mente per la prima volta ai Macedoni che sanno ormai per esperienza diretta che i pachidermi usati dai Persiani non reagiscono benissimissimo ai suoni forti ed acuti;
Nello specifico impazziscono calpestando alleati e nemici indistintamente, ignorano gli ordini dei cavalieri e scrollandosi dal dorso tutto quello che ha la sfortuna di trovarcisi legato sopra, scappando il più lontano possibile dall’origine del fastidio.
Ai Macedoni serve qualcosa che faccia un verso orribile più o meno a comando, ecco…
avete mai sentito strillare un maiale? Ecco…
Avete mai DATO FUOCO a un maiale VIVO???
ECCO!
L’idea dei maiali infuocati è funzionale allo scopo; lo dimostra una delle più grandi battaglie della storia antica, quella di Zama, l’ultima battaglia della seconda guerra punica.
Publio Cornelio Scipione (sì, quello famoso per essere ‘Africano’) ha fatto oramai sua da tempo l’idea del ‘Sus Flammabundus’ e sta osservando i 40000 cartaginesi che si frappongono fra lui, la vittoria e la gloria di Roma.
In particolare osserva gli 80 elefanti schierati, che ai tempi dovevano fare lo stesso effetto sui campi di battaglia dei carroarmati Tiger tedeschi 2140 anni dopo.
Ma Scipione è pronto.
Quando lo scontro si apre con la carica dei pachidermi, i romani cospargono di pece e danno fuoco a un centinaio di suini, spingendoli verso la prima linea.
Non so se riuscite ad immaginare l’epicità della scena, ma le urla disperate dei maiali in corsa insieme al suono delle trombe dei legionari scompaginano completamente la carica cartaginese che si va ad infrangere sulla cavalleria numidiana sua alleata e toglie così mezzo due grossi ostacoli alla vittoria della Repubblica.
Il tutto con nell’aria una decisa fragranza di bacon.
Non saprei onestamente in che maniera migliore poter iniziare un combattimento.
“Perché ci racconti dei Sus Flammabundus? Non dovevi parlare di Skinner?”
Ci arrivo, stavo facendo un po’ di preambolo…
Burrhus Frederic Skinner nasce nel 1904 in Pennsylvania e nella vita è inventore, filosofo sociale ed uno psicologo annoverato fra i più importanti tra quelli del XX secolo.
Forse la sua teoria più famosa è quella del rinforzo, che ritiene il libero arbitrio come una pia illusione e sostiene che le azioni di ciascuno di noi dipendano dal risultato di azioni analoghe passate e del loro esito.
Semplificando: se fate una cosa e ricevete una ricompensa, la rifate perché la prima volta è andata bene.
Se viceversa vi va di merda, difficilmente riproverete nello stesso modo.
Quindi il decidere se compiere o meno un azione non è davvero una scelta libera, è solo data dalla summa delle nostre esperienze.
Potete immaginarla una teoria mista tra il campanello di Pavlov e il terzo principio della dinamica.
Ho citato non a caso Pavlov, perché parte dei lavori svolti da Skinner riguardano frange del comportamento sia umano che animale, in particolare di quello delle sue cavie preferite, i piccioni.
Per l’esperimento a riguardo Frederic prende dei volatili, li affama e li inserisce in un macchinario che eroga cibo solo quando gli uccelli eseguono azioni che variano dal loro comportamento abituale, per esempio devono beccare una determinata zona per fare arrivare le granaglie.
In poco tempo il comportamento dei piccioni muta radicalmente;
In buona sostanza ha appena dimostrato tramite una delle sue prime ‘Skinner’s box’ (ce le abbiamo presente tutti quelle nei laboratori con dentro le cavie che devono far qualcosa di specifico per arrivare al cibo, no?) come la teoria del rinforzo sia non solo una cosa astratta, ma tremendamente reale ed in grado di applicarsi anche ai comportamenti animali.
Nel frattempo è scoppiata la seconda guerra mondiale e le alte sfere di Washington stanno cercando una maniera per rendere i bombardamenti aerei più precisi e non semplicemente una questione di mera forza di gravità.
Servirebbe quasi un ‘pilota per bombe’ e dato che dall’altra parte del conflitto questa soluzione è già stata trovata con i kamikaze che guidano con una precisione sconcertante i loro Zero giapponesi carichi di esplosivi dritti sugli obiettivi sensibili, la situazione al comando generale è un filino pesa…
“Guardi generale, se non fossimo americani e quindi buoni per forza, la faremmo anche noi ‘sta roba dei piloti suicidi…ma ormai a questo punto sa di già visto”
“Voglio proprio vedere quando partirà il nostro progetto dei pipistrelli incendiari!”
“Sarebbe quasi bello mettere un pipistrello in una bomba e farla guidare da lui…”
“Un pipistrello forse non ce la farebbe”
“No, penso di no…-scostando la tendina di una finestra della Casa Bianca il militare osserva la macchina presidenziale appena lavata venire sporcata dalla deiezione di un piccione poco patriottico- ma d’altro canto non volano solo i pipistrelli…”
Skinner viene contattato dai piani alti della marina che hanno saputo dei suoi esperimenti sul condizionamento ed in buona sostanza gli viene chiesto se sia una cosa fattibile mettere UN PICCIONE ALLA GUIDA DI UNA BOMBA.
Skinner che è un uomo di spirito, pensa ad uno scherzo e dice di sì.
Venti minuti dopo gli arrivano in casa degli agenti governativi in divisa per i dettagli, il nostro psicologo diventa un pochino più sudatino ma non si scompone e nonostante gli scappi più volte da ridere accetta di effettuare degli esperimenti a riguardo.
Prende il via il Project Pigeon.
L’idea è di dotare una bomba di una piccola sezione cava al centro, comprensiva di ali e timone e terminante in un piccolo cono sulla punta, la cosidetta sezione di guida.
Nelle intenzioni di Burrhus il pilota piccione viene legato al centro e guida a tutti gli effetti la bomba aggiustando la sua traiettoria usando in parte le sue capacità cognitive ed in parte l’addestramento con il rinforzo che gli fa identificare le navi come bersaglio.
Come fa a dare i comandi?
Essenzialmente tramite un cappuccio di rame sul becco;
Avendo condizionato l’uccello a beccare sull’immagine della nave per ricevere il cibo l’idea è che continuerà a beccare su di essa per correggere il volo dell’esplosivo dritto sul bersaglio.
Non serve che vi dica che alla fine non avrà dei semi, vero?
Se l’idea vi sembra una colossale stronzata ricredetevi pure, perché i test effettuati (ed i 25.000$ elargiti dal governo) danno buoni risultati fino all’ottobre del ’44, quando qualcuno a Washington rinsavisce accorgendosi che l’addestramento dei ‘piloti’ richiede un tempo che “l’esercito non può concedersi di perdere in una ricerca che non può dare risultati immediati in combattimento”.
Il Project Pigeon viene sospeso.
Ma non interrotto.
Per quanto possa sembrarvi pazzesco dal 1948 al 1953 gli esperimenti con i piccioni continuano sotto il nome di Project Orcon ma, fortunatamente per la poca sanita mentale che mi resta, venne deciso di abbandonare tutto definitivamente quando i progressi dell’elettronica rendono possibile dotare gli ordigni di una guida che non richiede la presenza a bordo di fallaci esseri viventi.
Se pensate che il Project Pigeon sia una follia, aspettate, perché non ho ancora finito…
Gli anni sono gli stessi, ma in uno degli uffici dell’OSS (che diventerà in seguito la CIA) qualcuno con un doposbronza tremendo si sveglia con la testa che martella fortissimo.
Sotto di lui bottiglie di whiskey rotolano tra pozze di vomito, fino a colpire un plico di fogli con il timbro APPROVED stampigliato sopra;
Tra di essi c’è il progetto per METTERE UN GATTO ALLA GUIDA DI UNA BOMBA.
Tristemente, in questo caso, non ho il nome di chi ha guidato il progetto, ma vi assicuro che non mi sto inventando nulla.
Il piano è molto semplice: similmente al Project Pigeon si dota l’ordigno di una parte cava in cui inserire il felino assicurato ad una serie di cinghie che lo tengono sospeso.
Nelle intenzioni di chi ha avuto l’idea, quando l’ordigno viene sganciato il gatto, che notoriamente ha paura dell’acqua e atterra sempre in piedi, tenterà di cadere su qualsiasi cosa non sia liquida, nel caso specifico le navi nemiche e tramite il movimento delle cinghie correggerà il volo della bomba.
Il problema più grosso di questo piano (oltre all’ubriachezza evidente del suo ideatore) è che nessuno ha pensato di isolare in nessun modo la sezione di guida.
Avete mai provato a saltare da 10.000 piedi? Avete presente cosa succede?
Nel test effettuato, per il fortissimo shock a cui viene sottoposto, il gatto sviene dopo pochi secondi.
La bomba cade lontanissima dall’obiettivo.
Fortunatamente per un sacco di gatti il progetto viene cancellato subito e posso solo augurare che il suo ideatore abbia dovuto trascorrere diverso tempo al polo Nord in una stazione meteorologica.
Diversi maiali, piccioni e gatti sono stati maltrattati per realizzare queste righe, per ricordarli riporto un haiku tratto da ‘Ero un kamikaze’ di Nagatsuka Ryuji.
Mi aspettavo di trovare una parte di articolo sui cani anti carro sovietici!
Ho una lista lunghissima di Personalità Buffe da fare (oltre alla caterva di quelle da traslare dal formato pagina di Facebook al formato blog), un giorno o l’altro arriverò anche a loro senz’altro!